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Appunti sparsi di stile e musica
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Dopo un lungo periodo di inattività torno al blog di Note su Note con un carico di materiale pazzesco! Non avendo potuto permettermi le ferie, quest'anno, ho deciso di spendere l'equivalente di due notti in un b&b acquistando su Ebay alcuni lotti di riviste musicali degli anni 80 e 90. Un colpaccio: pare il forziere del tesoro dei pirati, con la differenza che è materiale potenzialmente illimitato.
Sono caduta nel "rabbit hole" e non so ancora da che parte cominciare, quindi fatemi metter mano per bene su queste meraviglie e vediamo cosa ne esce.
Nel frattempo ho creato per quei pochi che mi leggono una playlist settembrina.
Si accettano volentieri ulteriori proposte per rimpolpare la compilation.
Ci leggiamo presto!
Immaginate la mia faccia il giorno in cui, salterellando tra una canzone e l’altra, mi sono ritrovata nelle orecchie tale Loris Banana. Che, no, dico: già il nome del personaggio è tutto un programma.
Siamo nel 1964 e al Cantagiro di quell’anno si presenta un “ragazzino magrissimo e del tutto svitato, guardato con perplessità dal direttore d'orchestra Gorni Kramer”. Così lo definisce il giornalista Gianni Roghi (l’info proviene da Wikipedia), e poichè a me gli artisti svitati piacciono, potevo forse farmi sfuggire cotanta golosità? NAH.
Ad un primo ascolto potrebbe sembrare una canzone totalmente non sense. Del resto parla di questo tizio che si beve un uovo fresco, elogiando le proprietà benefiche di suddetto alimento. Ho poi scoperto che “Bevo l’uovo fresco” fu scritta per una campagna pubblicitaria.
Se lo stile vi risulta familiare è tutto normale: per un periodo Loris ha fatto parte del Clan Celentano.
Questo non è un brano che esce direttamente dai miei ricordi ma qualcosa che ho scoperto dopo aver bazzicato tra siti, hit parade e varie ed eventuali.
Il testo racconta la storia di un soldato morto per mano dei terroristi altoatesini. Il Befreiungsausschuss Südtirol fu un movimento nato alla fine degli anni Cinquanta con l’obiettivo di rivedere le sorti politiche dell’Alto Adige, disassociandosi dall’Italia e passando sotto il governo austriaco.
Proprio a causa delle tematiche trattate nella canzone il testo venne all’epoca censurato, tanto che durante la partecipazione al Festival delle Rose del 1966 i Pooh si videro addirittura costretti a cambiargli titolo con un meno lapalissiano “Le campane del silenzio”. Non fosse mai che si facessero trapelare fatti di cronaca troppo violenti in un festival della canzone (vi ricorda nulla?)...
T’hanno ammazzato
quasi per gioco
per dimostrare alla gente
che tra quei monti
la voce del tempo
degli uomini uccisi
non deve contare più niente.
GIRL POWER!
Ho conosciuto la musica delle En Vogue grazie al featuring con un’altra delle mie... ehm... girl band preferite: le Salt ‘N’ Pepa.
Ma torniamo alle En Vogue. Probabilmente, a meno che non siate appassionati di rap, soul e R’n’B, difficilmente il loro nome vi dirà qualcosa. Sono però certa che all’orecchio questo brano vi suoni molto familiare: nella seconda metà degli anni Novanta era praticamente impossibile non sentirlo in radio o non vederne il video in rotazione sulle emittenti televisive musicali dell’epoca.
E poi quelle armonizzazioni sul ritornello... Tanta roba.
What's it gonna be 'cuz I can't pretend
Don't you want to be more than friends
Hold me tight and don't let go
Don't let go
You have the right to lose control
Don't let go